Beni Culturali
La Soluzione Heritage Preservation LAB – Nanotecnologia
Il territorio italiano gode del più grande patrimonio artistico e culturale del mondo, costituito da circa 3.500 musei, 2.000 siti archeologici, 20.000 centri storici, 40.000 rocche e castelli, 95.000 chiese e 30.000 dimore storiche.
In tale ambito, hanno un ruolo fondamentale gli Enti ecclesiastici i quali, tra chiese, conventi,biblioteche ed edifici simili, ricomprendono quasi l’80% del numero totale dei succitati beni culturali.
Ma quando un bene è definito “culturale”?
La nozione di “bene culturale” è desumibile dall’art. 2, co. 2, e dagli artt. 10 e 11 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 42/2004). In base all’art. 2, co. 2, sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli artt. 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà.
In virtù di tale interesse, i beni culturali sono vincolati dalle Soprintendenze, quali organi periferici del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT) della Repubblica Italiana.
Nel 2018 la spesa pubblica sostenuta per la tutela, il restauro, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali italiani è stata superiore ai 2,5 miliardi di Euro.
LA PROBLEMATICA DI SETTORE
La maggiore problematica riscontrata nel settore è relativa all’attività successiva al restauro del bene, ossia quella della sua conservazione nel tempo. Attualmente esistono in commercio innumerevoli prodotti tradizionali che, una volta applicati sulla superfice materica del bene appena restaurato, creano una pellicola che li “protegge” dagli agenti esterni.
In realtà, proprio la creazione di questa pellicola, se da un lato ripara la superficie, dall’altro ne altera profondamente le caratteristiche chimico-fisiche (con evidenti ripercussioni sul valore, si pensi ad una superficie affrescata), non garantisce la necessaria longevità dell’intervento di restauro e non consente un’adeguata traspirazione della superficie stessa, causando spesso la formazione di muffe, muschi e funghi.
In tal caso, già dopo uno o due anni di distanza dall’intervento di restauro, saranno necessari nuovi fondi, pubblici o privati che siano, per agire di nuovo sulla conservazione del bene culturale.
LA SOLUZIONE DI HERITAGE PRESERVATION LAB
Mentre tutti gli attuali prodotti in commercio sono standardizzati, di natura industriale, ed applicati indipendentemente da tipologia e caratteristiche della superficie oggetto del trattamento, il formulato nanotecnologico sarà creato ad-hoc dalla startup, in base al bisogno manifestato della committenza, oltre che in funzione delle specifiche caratteristiche della superficie materica trattata.